SUCCESSFUL AGING

05.12.2024

Oggi uno dei temi di maggiore interesse medico scientifico riguarda la reale possibilità di raggiungere quello che viene definito: "Successful aging" (invecchiare in salute).

L'argomento ha sempre affascinato l'uomo fin dai tempi di Erodoto con il mito della fontana dell'eterna giovinezza. Oggi il concetto si è certamente ridimensionato e sarebbe già sufficiente poter aggiungere "anni di vita alla vita", mantenendo lontane il più possibile le malattie, in particolare quelle neurodegenerative: Parkinson, Alzheimer, con cui purtroppo la civiltà moderna si trova a confronto molto spesso.

L'invecchiamento è una delle tante fasi della vita: è un processo naturale e fisiologico. Tuttavia l'ambiente in cui viviamo, il nostro stile di vita, ciò di cui ci nutriamo sono tutti fattori che possono condizionare concretamente e in modo significativo "il come" s'invecchia

Quando si pensa ad un invecchiamento di successo il richiamo alla genetica è inevitabile. Quante volte ci sarà capitato di dire guardando un anziano ultra novantenne in piena salute e attivo la frase: "Eh sarà questione di Genetica". Dai dati raccolti attraverso i numerosi lavori condotti in varie aree del mondo chiamate: "BLU ZONE", in cui il numero di questi "super nonni" in piena salute risulta una caratteristica costante e la malattia appare quasi una rarità, si evince che "la Genetica" incide solo in parte sulla loro fortuna[1]. Alla luce delle nuove conoscenze, in materia di epigenetica, oggi sappiamo che la genetica determina la struttura basale di un individuo e la sua suscettibilità rispetto a fattori di esposizione esterni, ma è poi l'Ambiente esterno che può condizionare l'individuale predisposizione umana rispetto all'invecchiamento e alla malattia.

È stato ipotizzato[2] che esponendo cellule e organismi a brevi periodi di stress, in modo da incrementarne l'espressione genetica indotta dalla risposta allo stress stesso e da stimolarne i relativi processi di mantenimento e riparazione, si dovrebbero osservare effetti antinvecchiamento, quindi la promozione della longevità. Tale fenomeno, in cui le risposte stimolatorie a bassi dosaggi di condizioni, altrimenti dannose, migliorerebbero la salute e prolungherebbero la durata della vita, è definito "Ormesi". 

Nell'invecchiamento, l'ormesi è rappresentata dunque dalla stimolazione, indotta da stress lieve, di meccanismi di protezione di cellule e organismi, con conseguenti effetti benefici a livello biologico. Tra gli stress lievi che ritarderebbero, secondo evidenze, l'invecchiamento a favore della longevità vi sono: shock termico; irradiazione; metalli pesanti; pro-ossidanti; acetaldeide; alcoli; esercizio fisico e restrizione calorica. 

In particolare: il controllo del peso corporeo, da mantenere stabile in range di BMI (Body Mass Index) considerato "condizione di Normopeso" (BMI 18.9-24.9), assumendo quotidianamente i giusti macronutrienti, implementando l'assunzione di nutraceutici antiossidanti al fine di minimizzare le conseguenze legate all'azione dei Radicali Liberi sembrerebbe garantire una speranza di vita aumentata di almeno 5-10 anni

Numerosi studi[3] [4], in vivo, hanno dimostrato che negli animali la riduzione dell'apporto calorico, senza incorrere in malnutrizione, riduce la morbilità ed incrementa la longevità. La restrizione calorica (pari ad un 25-30% in meno di calorie al giorno) costituisce uno stress lieve per l'organismo, che contribuisce all'aumento dell'aspettativa di vita incidendo sul processo di ormesi individuale. 

Il cibo riveste un ruolo chiave nel mantenimento dello stato di salute e nel rallentamento del processo stesso dell'invecchiamento. Le molecole di cui si compone dialogano attivamente con l'assetto genico, favorendo il corretto funzionamento metabolico e l'equilibrio ormonale. La scelta adeguata dei nutrienti e il timing di assunzione giornaliero sono in grado di ridurre l'infiammazione, sostenere le vie di disintossicazione naturali dell'organismo, migliorare la produzione di energia a livello cellulare, contribuire al mantenimento di una composizione corporea ottimale.

La dieta Mediterranea incarna perfettamente lo stile alimentare complessivo della dieta epigenetica con il suo consumo elevato di: cereali integrali (per un 55-60% dell'apporto calorico totale giornaliero); di frutta e verdura fresca e di stagione; un consumo regolare di legumi come fonte ottimale di proteine vegetali; il basso apporto di acidi grassi saturi di origine animale a fronte di un 70% dell'apporto lipidico derivante dal consumo di olio d'oliva extravergine impiegato a crudo; un consumo regolare di pesce, soprattutto azzurro, mantenendo un ottimale rapporto di acidi grassi essenziali. Sono ormai consolidati gli studi che dimostrano il potenziale antiaging della MedDiet[5] [6]. 

La MedDiet può di fatto essere considerata uno stile nutrizionale in grado di influenzare favorevolmente la salute e la longevità dell'individuo.


[1] J Hjelmborg et al. Genetic influence on human lifespan and longevity. Hum Genet.2006 Apr;119(3):312-21.

[2] Rattan SI. Molecular gerentology: from homeodynamics to hormesis. Curr Pharm Des. 2014;20(18):3036-9.

[3] M Harvie et al. Association of gain and loss of weight before and after menopause with risk of postmenopausal breast cancer in the Iowa women's health study. Cancer Epidemiol Biomarkers Prev. 2005;14(3):656–661.

[4] Lindstrom J, Uusitupa M. Lifestyle intervention, diabetes, and cardiovascular disease. Lancet. 2008;371(9626):1731–1733.

[5] Tognon G. Does the Mediterranean diet predict longevity in the elderly? A Swedishperspective. Age(Dordr).2011 Sep;33(3):439-50.

[6] Trichopoulou A. et al. Traditional Mediterranean diet and longevity in the elderly: a review. Public Health Nutr. (2004) Oct;7(7):943-7.